DIVAE PROJECT - PROG WILL NEVER DIE
Universal Music Italia/ Progressivamente, 2023
Esattamente due anni fa prendeva luce un progetto denominato Divae Project, connubio artistico che lega il giornalista e critico musicale Guido Bellachioma al musicista Davide Pistoni. E quando la storia ci indica che il “Divae Project” è l’erede dei romani Divae, che nel 1995 con l’album “Determinazione” furono una delle realtà più apprezzate della scena prog italiana post anni ’70, si intravede immediatamente il tipo di percorso intrapreso, oggi, dai protagonisti.
Nel giugno del 2021 usciva il primo episodio, “Stratosferico”, dedicato a Demetrio Stratos, che siamo soliti ricordare ogni anno quando arriva il 13 giugno, giorno della sua prematura dipartita, nel ’79.
Un vinile 180 g. uscito in Edizione Limitata e Numerata (500 copie) realizzato dopo aver riunito alcuni dei migliori musicisti italiani, con l’obiettivo di creare musiche inedite consone alla voce di Demetrio Stratos e alla batteria di Giulio Capiozzo (Demetrio e Giulio furono due assi portanti degli Area).
Questa la set list:
A1-Stratosferico-2:02
A2-L'Urlo-2:35
A3-Rawon-6:00
B1-Introduzione-4:30
B2-L'Uomo-4:30
B3-L’Amore Vincerà Di Nuovo-3:32
Se la prima facciata propone un tris di inediti - le sperimentali “Stratosferico” e “L’urlo” nascono grazie alla collaborazione di Daniela Ronconi, moglie di Stratos, e di Christian Capiozzo, figlio di Giulio, mentre “Rawon” è un altro inedito proposto da Gianni Nocenzi - la seconda facciata regala frammenti di uno degli album rock più riusciti di sempre, l’esordio degli Osanna (“L’Uomo”), che vede la presenza dell’unico membro originale della band rimasto, Lino Vairetti a cui si aggiunge un inaspettato Gazebo, noto per alcuni successi pop degli anni ’80, e che nell’occasione canta “L’amore vincerà di nuovo”.
Non so perché, ma tutto questo mi era sfuggito, e mi appare quindi doveroso ritornare sul passato - ma cosa sono due anni per noi che apprezziamo la musica di cinquant’anni fa! - e sottolineare, ad esempio, l’impegno di importanti musicisti che hanno permesso di creare un contenitore fatto di elementi variegati, quelli che autorizzano i seguaci a definire prog un sound che si lascia contaminare, che non prevede paletti, che accoglie l’idea di qualità a discapito della ricerca estenuante della leggerezza musicale.
Ecco l’elenco oggettivo…
Demetrio Stratos (Area), Davide Pistoni (Enzo Avitabile/Rovescio della Medaglia/Zucchero), Giulio Capiozzo (Area), Gianni Nocenzi (Banco del Mutuo Soccorso), Pericle Sponzilli (Reale Accademia di Musica), Fabio Trentini (Le Orme), Enzo Vita (Rovescio della Medaglia), Paolo Lucini (Ezra Winston), Fabio Cerrone (Virtual Dream/Divae), Francesco Isola (Floydiana/Mo Foster), Lino Vairetti (Osanna), Carlo Maria Micheli (Vittorio Nocenzi/Tullio De Piscopo/Billy Cobham), Alessandro Costanzo (Divae), Elio Volpini (L’uovo di Colombo/Flea), Gazebo.
Ma poteva tutto questo rimanere un episodio? Un caso isolato? Un… “una volta e mai più”?
Nemmeno a pensarci!
Passano due anni ed ecco la seconda parte del piano…
Il suo nome è “Prog Will Never Die”, e il suo rilascio risale al 23 giugno scorso.
Anche in questo caso troviamo un mix tra musiche inedite ed altre super conosciute, rivisitate e rimodellate dagli autori originali. Vediamo qualche dettaglio.
La prima parte è dedicata ancora una volta al nuovo assoluto e si apre con tre composizioni strumentali originali - Original & Instrumental side - mentre sul secondo alberga un omaggio al Banco del Mutuo Soccorso - BMS Side - con versioni rinnovate di “La Città Sottile” (IO SONO NATO LIBERO, 1973), “750.000 anni fa... L'amore?” (DARWIN!, 972) e “Bambino” (Il 13, 1994).
Non è male ascoltare i fratelli Nocenzi proporre canzoni del BANCO in un disco... di terzi!
Si parte con “Tango Zoppo”, e il concetto di “prog” emerge spontaneo proprio pensando agli accostamenti di strumenti agli antipodi - almeno nell’imaginario comune - e di generi codificati e lontani tra loro.
La musica di base riporta alla tradizione, alle feste popolari, ma certo è che, a memoria, non ricordo un abbinamento così forte tra uno strumento nobile, ma idealmente collocato nella mondanità festaiola basica - la fisarmonica - e il mezzo rock per eccellenza, la chitarra elettrica, utilizzata senza risparmio alcuno per concludere poi la traccia da protagonista.
E così il tango diventa una porta che apre ad una sorta di rivoluzione mentale e culturale, anche se i tempi composti utilizzati ne impediscono l’utilizzo ortodosso, quello che vedrebbe un uomo e una donna danzare appassionatamente. Ma non è questo il luogo in cui si apprezzano le rigide consuetudini di un tempo.
Segue “È pericoloso giocare con il fuoco” e la situazione cambia totalmente, perché il funky che caratterizza la traccia riconduce sì al periodo d’oro del prog, ma al versante più jazz-rock, anche se il synth riporta al virtuosismo dei tastieristi protoprog, capaci si stupire con sonorità e voli pindarici a cui, ai tempi, non si era abituati.
Energia che spinge alla dinamicità… impossibile non avere reazioni!
A conclusione del side A la title track, la mini-suite “Prog Will Never Die”, che presenta la visione mancante, la novità che tanto colpì gli ascoltatori dei primi seventies, quelli che si accorsero subito che la commistione tra classica e rock, tra melodia e ritmo, tra virtuosismo e semplicità poteva regalare un modo inaspettato di vivere la musica.
Non servono in questo caso le liriche, perché sono le atmosfere che regalano emozioni, che smuovo i ricordi e i sentimenti.
Giriamo la facciata e abbandoniamoci all’arte di Gianni e Vittorio Nocenzi, senza sviscerare la storia di musiche conosciute e, per i neofiti, da scoprire obbligatoriamente (cliccare sul titolo in blue per ascoltare gli album originali).
“La Città Sottile” risale al 1973 ed è tratta dal disco “Io sono nato libero”.
Dice Gianni a proposito della sua rivisitazione:
"Non si trattava di suonarla fino alla morte, di far sentire il buon pianista-compositore, ma di rivisitare il bramo dopo 51 anni dalla sua composizione, una visione della mia adolescenza, che all'epoca era già al di fuori dei generi e dei percorsi conosciuti (almeno da me). Poi ho dovuto inserirmi in un contesto diverso, che ha portato Divae Project a dargli un'anima nuova, che tenesse conto del passato, ma senza impantanarsi in esso. Ho fatto quello che dovevo, ma cercare il giusto approccio mi ha logorato…”
Gianni utilizza un pianoforte a coda e registra al Forward Studio di Grottaferrata, una location scelta ad hoc per la sua capacità intrinseca di esaltare lo strumento.
Un ascolto magico, una sorpresa per i tanti fan del BANCO, ma é in ogni caso ipotizzabile un gradimento trasversale.
E arriva il momento di “750.000 anni fa... L'amore” (“Darwin”, 1972) a mio giudizio una delle “canzoni” più belle e magiche mai scritte. Nell’occasione si sottolinea la presenza della violinista classica Natalia Dudynska, protagonista sia come solista che nel team work.
L’abitudine a idealizzare Francesco Di Giacomo mentre propone il brano con al fianco Vittorio non intacca minimamente la versione dei Divae Project, sei minuti e oltre di magia pura, di ricordi che riaffiorano e si agganciano a dolorose attualità. Un sogno, e i più sensibili e virtuosi - e intellettualmente onesti - realizzeranno in un attimo come l’incasellamento forzato della musica non abbia un senso reale e come al massimo la dicotomia possa portare ad escludere ciò che nasce senza il giusto impegno.
Si conclude con “Bambino” (“Il 13” - 1994).
Dice Vittorio:
"Ascoltare la versione dei Divae Project mi ha sicuramente convinto, altrimenti non avrei mai accettato di suonarci. Scommettono tutto sull'aspetto emotivo dei testi e della musica. Con la loro versione, sia vocale che strumentale, hanno trovato un'interpretazione molto profonda. Penso che, dato il contenuto dei testi, questo fosse l'approccio giusto tra quelli che potevano scegliere. Per la mia prefazione pianistica ho preso come punto di riferimento l'armonia del brano, cioè i suoi accordi, che hanno come 'epicentro emozionale' quello in mi minore. Ecco perché nel mio breve preludio questo accordo ritorna esplicitamente e da protagonista, e ha, nelle sue stesse note, una natura 'struggente', come i ricordi dolorosi che emergono nella tua mente nel tempo".
Non mi era tutto chiaro, avevo “perso” il brano originale, ma dopo l’ascolto della versione dei Divae Project non ho cercato la comparazione, perché ho trovato oggettivamente bello - e quasi commovente - ciò che avevo appena sentito.
Anche in questo caso sono tanti i collaboratori:
Davide Pistoni: tastiere, pianoforte, sintetizzatori, arrangiamenti
Fabio Cerrone: chitarra
Francesco Isola: batteria
Lorenzo Trincia: basso
Luca Velletri: voce
Con
Vittorio Nocenzi: piano
Gianni Nocenzi: grand piano
Stefano Indino: accordion
Natalia Dudynska: violin
Fabio Trentini: bass
Un album davvero piacevole e consigliato, il paradigma del prog, la sintesi di concetti che a parole, spesso, si fa fatica a comunicare e a far comprendere.
Certo, il tutto è facilitato dalla qualità dei musicisti, ma non sono mai le elevate competenze a decretare la piacevolezza di ascolto, perché skills di ordine superiore necessitano sempre di passione, voglia di condivisione, spirito di sacrificio.
Spesso si trova difficoltà nel chiudere il cerchio quando la domanda verte sul significato del termine “prog”… beh lasciamo che sia la musica a parlare negli ambiti più disparati, magari in un ritaglio scolastico, e sono certo che gli intenti del Divae Project sapranno trasformarsi in risposte adeguate ad ogni domanda specifica, innocente o … provocatoria!