Supergonzo
Die Rechnung, Baby! (2010)
Sintesi: l’essenza della modernità, il maggior numero di dati nel minor spazio e tempo possibile.
È evidente, anche per i meno edotti di voi, come nell’epoca della comunicazione iperveloce e sintetica, delle “k” al posto del “ch”, i Supergonzo siano il gruppo rock per eccellenza e ora che finalmente potrete ascoltare Die rechnung, baby! capirete perché abbia suscitato un’attesa seconda solo a Chinese democracy dei Guns’n’Roses.
Qui trovate tutto ciò che avete sempre desiderato ma non avete mai osato chiedere e in pochi, pochissimi secondi, così da non rubare troppo spazio alle vostre inutili esistenze. Ma non solo in questo sta la forza del disco e la sua grande attualità; quella dei Supergonzo è musica violenta ma soulful, dal respiro internazionale ma memore della tradizione del bel canto italico, ignorante ma non così stupida come ci si aspetterebbe. Soprattutto però è musica eminentemente democratica, adatta a grandi e piccini, dove ogni ascoltatore troverà il proprio genere preferito, se solo saprà riconoscerlo nel marasma generale.
Diciamolo senza timore di essere smentiti: se non fosse per il trascurabile particolare che alcuni anni fa è deceduto, Karl Popper sarebbe in prima fila ai loro concerti. Danzerebbe in tondo durante la tarantellante Gonzoteque, farebbe stage diving al suono del classico heavy metal di Fear of the dork, si farebbe trasportare dai 46 secondi progressive di Route 69, insidierebbe le ragazzine con la sexy Let’s poop, baby come colonna sonora, infine si esalterebbe sulle note di Meaning e dyslexia, imprescindibile inno per ogni skinhead del terzo millennio. Ma appunto, lui non lo può più fare, sta a voi.