Franco Battiato - Caffè de la Paix (1993)
Issued: 1993
Label: EMI
Il gentile invito a degustare la taumaturgica filosofia di Gourdjieff (Caffè de la Paix è il nome del locale regolarmente frequentato dal celebre cazzaro armeno) introduce con spigliata convivialità una sorta di concept sulll'aurea ætas. Nella modalità leziosamente paleoturistica di Delenda Carthago, dove orde di legionari si affollano a sperimentare serate esotiche (cfr. Risveglio di primavera), nella pre-esistenza biblica (Sui giardini della preesistenza però incespica nella sua ostentazione verbale velleitariamente accultur/pop) o mitologica (la civiltà iper-umana di Atlantide ineluttabilmente destinata all'autodistruzione per "non sopportare neppure la felicità" - grandioso, grandioso, grandioso!) o ancora interiore (una Ricerca sul Terzo allegramente contaminata di borboglianti elucubrazioni in metacodice battiatese) o immateriale (l'illuminismo trascendente di Lode all'Inviolato riprende il medesimo approccio filosofico di Fisiognomica). Arpeggi (arab/eschi almeno in Caffè de la Paix) e ripetuti duelli tra archi e piano a creare un po' ovunque nell'album un avvincente crescendo drammatico: Sui giardini della preesistenza, ma soprattutto ad Atlantide (la misconosciuta antenata di Shock in my town è senz'altro tra le migliori cinque canzoni ever di F-B - il noise-cluster che disturba improvvisamente la coanzone replica ciò che accadeva nei riff di Tramonto occidentale) e a Carthago. Dal punto di vista musicale, per F-B, semplicemente il primo disco del resto della sua carriera.
Sì però avrei fretta: Atlantide / Fog in Nakhal