Alan Parsons - The secret (2019)
Issued: 2019
Label: Frontiers records
Introdotto da una inopinata renderizzazione de L'apprendista stregone di Dukas il cui sintomatico chitarrismo asmatico (la cosiddetta chitarrasma) hackettiano sta alle percezioni umane più o meno come gli infrasuoni alle orecchie dei cani, sia fisiologicamente che psicologicamente, l'album si sviluppa all'interno della bolla spaziale individuata da un geronto-beatlesismo scimmiottante (ahimè non solo in Fly to me) e un crescente processo di foreignerizzazione fuori tempo massimo: in Sometimes Lou Gramm itself esplora l'Albano Carrisi che è un po' dentro ognuno di noi, ma soprattutto dentro Cockerone Parsons; subito dopo gli annoiati ectoplasmi disco-night di Soirée fantastique si aggirano per gli anni ottanta col medesimo cipiglio con cui Jack Torrance gironzolava per l'Overlook hotel. E se As light falls non reprime blande e quasi riuscite voluttà west-coast, The limelight fades away ricrepuscolarizza un' invidiabile impudicizia la già crepuscolarissima Limelight, glorioso singolo del, diciamo così, già crepuscolare Stereotomy, bec-in-eitifàiv). Fanno eccezione le saxmosfere 50s-blues tardo-Supertramp di Requiem, ma soprattutto la elettro-ballonzolante, lontanodalvasocacante e invero godibilissima One note symphony, con tanto di vocoder alla Breakdown, progressioni orchestrali alla Ammonia avenue e interludi simil-watersiani. Un album sorprendentemente poco Frontier/izzato e talmente pieno di difetti da suscitare indulgente tenerezza.
Sì però avrei fretta: Requiem / One note symphony