Franco Battiato - La voce del padrone (1981)
Label: EMI
Issued: 1981
Ulteriormente scarnificato il codice musicale pop, proprio come accadeva nel corso del lustro precedente nella pallostenuante, sterile sequenza da M-elle a L'Egitto: a confronto coi synth/punk disossiribonucleici di Centro di gravità permanente, Cuccurucucù e Bandiera bianca i Devo di Freedom of choice sono i King crimson ed. Fripp/Belew che suonano symphonic metal indossando abiti femminili stile rococò. Guarda caso: trattasi esattamente delle tre canzoni che traineranno l'album a raggiungere vette commerciali inimmaginabili (il disco sarà il primo della storia italiana a vendere più di un milione di copie). Costituiscono timidissime eccezioni le renitenti aperture world (il calypso preterintenzionale) di Sentimento nuevo, la (straordinaria) virata incazz/rock di Centro di gravità ("Non sopporto i cori russi...", quella insomma), le blandizie classico/romantiche de Gli uccelli e Segnali di vita, poi preponderanti dai secondiottanta in avanti. Nei testi, l'impressionismo balnerare di Summer on a solitary beach si contrappone a quello boreale della precedente Prospettiva Nesvky. Bandiera bianca e Centro di gravità inveiscono (più sdegnosamente ma meno efficacemente) contro la pandemica anestesia pop già presa di mira in Patriots. Qua e là (più precisamente ne Gli uccelli e Segnali di vita) si delinea quell'orizzonte lirico misterioso/naturalistico intriso di paroloni e non sempre sotto controllo che nel prosieguo ahimè inbibirà sempre più frequentemente i testi di F-B. Disco eccellente, miliare, ma non il migliore della carriera.
Sì però avrei fretta: Centro di gravità permanente / Bandiera bianca