Benjamin Clementine - At least for now (2015)

Postato in Let It Bleed

Scritto da: Alberto Calorosi

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Benjamin Clementine At least for nowLabel: Nehind

Issued: 2015

 

 

 

 

 

 

Nella straordinaria timbrica vocale individuerete i toni drammatici di certo sofistijazz (Winston Churchill's boy), oppure drammaturgici di un crooner del futuro accidentalmente teletrasportato all'interno di in un musical rétro del futuro (sentite Then I heard a bachelor cry, cantata con una violenza immane, poi in falsetto o ancora con un sottilissimo velo di voce pronto a lacerarsi su ogni nota, o sentite invece il quasi-talkin' di London, qualcosa di equidistante da Mick Hucknall, Meat loaf e Amy Winehouse - tre voci di razza bianca, curioso, no?), seppene il paragone più accreditato sia (a ragione) quello con Nina Simone, (anche nella timbrica, certamente). Altrettanto drammaturgiche le saltellanti orchestrazioni nella prima parte del disco, (London, il rutilante pop-valzer Nemesis poco più avanti) alternate a un utilizzo astutamente empatico del pianoforte (la ottima Cornerstone, la conclusiva Gone), abilmente confluenti nella ballad emozionali concusive (Quiver a little, Gone, The people and I) così care per esempio a gente del calibro di miss Anohni. La copertina rappresenta un chiaro riferimento al celebre Il figlio dell'uomo di Magritte. Ma la mela ora è salda nella mano, un modo per significare (e mercificare) l'assenza di filtri intellettuali tra la propria opera e il sé interiore (cfr. la cover di 25, Adele).

 

Sì però avrei fretta: Cornerstone / London / Winston Churchill's boy