Bruce Lamont - Broken limbs excite no pity (2018)
Label: Cargo records
Issued: 2018
Languida eppure dronizzata (la ficcante Excite no pity, successivamente deliquescente verso un noise eversivo alla Godspeed you back emperor) od, oppostamente, etno-liofilzzata (Neither spare nor dispose), la litania messianica Michael-Gira/ffazzonata messa in scena nei momenti più avant-garde del secondo disco solista di Bruce Lamont, appare comunque di primo acchito come una sorta di schizo-frantumazione del jazz-core stanziale nelle ineffabili menti disturbate dei chicaghesi Yakuza. Un (white) noise liquido, kelviniano (il gelo cosmico espresso in 8-9-3) o termodinamico (il caos ronzante di The crystal effect potrebbe ricordarvi anche un Minipimer rotto), oppure morfologicamente stratificato (gli infiniti loop di Maclean, ma anche il divertito hereafter-surf Goodbye electric sunday, volendo) nella direzione, sempre che quello di direzione sia un concetto vagamente significativo all'interno di questo album così scarsamente cartesiano, nella direzione dicevo di una dissolvenza quintessenziale e definitiva: sostenuta da una riverberante chitarra acustica, la straordinaria Moonlight and the sea in chiusura vi suonerà come una sorta di Space oddity kubrickiana. Da ascoltare in cuffia mentre attraversate un buco nero pentadimensionale a velocità curvatura.
Sì però avrei fretta: Moonlight and the sea / Goodbye electric Sunday