Neil Young - The visitor (2017)

Postato in Let It Bleed

Scritto da: Alberto Calorosi

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Neil Young The visitorLabel: Reprise records

Issued: 2017

 

 

 

 

 

 

Inneggianti protest song: Already great, in apertura, vi sembrerà provenire direttamente dalle outtakes di Living with war, ciò che non rappresenta esattamente un pregio (cfr. Restless consumer e Shock and awe) – digressione: il refrain del ritornello, una risposta allo slogan Trumpiano, e precedentemente Reaganiano, “We'll make America great again “ non è farina del farinosissimo sacco di N-Y ma bensì dell'agenzia canadese Garden collective (scrivete su youtube “Tell America it's great”) – ma anche la fanfarosa e ingiustificabile e Children of destiny, che vi sembrerà invece provenire dal piazzale sotto casa (o da Storytone, che è la stessa cosa), invece che dalle casse dello stereo. Donandovi invero un fastidioso senso di incredulità. Anodine folk ballad quintessenzialmente N-Y-esche: Almost always self-saccheggia in egual misura Unknown legend e From hank to Hendrix con leggiadra sfrontatezza mentre della conclusiva, interminabile Forever (“Earth is like a church without a preacher / the people have to pray for themselves”) che intenderebbe essere la nuova Natural beauty finirete per ricordare soprattutto un paio di stecche epiche (non sentivate nulla del genere dai tempi di Falling of the face of the world, Prairie wind, 2005, nevvero?). Inopinati blues più o meno asmatici: Diggin' a hole si colloca dalle parti di Blue eden (Sleeps with angels, 1994) mentre When bad was good poco più avanti vi ricorderà Fool metal Jack dei brasiliani Os mutantes. Proto-jam un po' troppo compresse (i Ronzin of the real non sono i Crazy horse, l'avevo già detto?): la comunque più che buona Fly-by-night deal (il primo N-Y rappettaro? Nossignore. Riascoltatevi, se avete fegato, Cough up the bucks, Fork in the road, 2009) e la sua superflua part 2 intitolata Stand tall. Difficile descrivere la carnascialesca, cialtronissima Carnival, la canzone che che da sola riuscirà a farvi amare e contemporaneamente odiare questo carnevalesco, cialtronissimo e in fin dei conti genuino quarantesimo album solista di Neil Pipponauta Young. Uh, dimenticavo. E' un disco contro Trump. Come tutti i dischi pubblicati dal 9 novembre 2016 a oggi del resto.

 

Sì però avrei fretta: Carnival / Flight by night deal / Change of heart