ANATHEMA - We’re Here Because We’re Here

Postato in Il Pozzo dei Dannati

Scritto da: Falco

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Kscope Records, 31 maggio 2010

Il lato Musicale (seconda parte)

Sette anni. Da quel gioiello di intimità crepuscolare chiamato A Natural Disaster e mille difficoltà per trovare un’etichetta disposta a scommettere su di loro. D’altro canto, per quanto detto nella prima parte , l’allontanamento (delle major in questo caso) è il semplice risultato dell’incomprensione.
Sette anni per progredire anche sul lato musicale, abbandonate già da un decennio le sonorità più “oscure” i nostri proseguono il loro percorso evolutivo sulla strada di un progressive/rock che meravigliosamente si sposa con le atmosfere della parte più prettamente lirica.
Come ogni album gli Anathema intrecciano musica e parole miscelandole ottimamente e facendole interagire come una sorta di mutua induttanza elettromagnetica.
Thin Air profuma come di rugiada, si apre su un soffice tappeto di note e muta rapidamente in una progressione che sa di risveglio dopo anni di silenzio, un ruggito di chitarre e batteria guidate dalla tastiera di Les Smith che avrà un ruolo fondamentale in tutto l’album; già a partire dalla successiva Summer Night Horizon dove un irrequieto tappeto sonoro prelude uno stacco sonoro rabbioso che lotta con la voce di Vincent. Un pezzo incredibile dove la melodia portante creata dai magici tasti di Les si intreccia con momenti tirati e parti soft dove Vincent duetta con la sublime Lee Douglas, ormai membro ufficiale della band.
Il primo apice emotivo arriva con Dreaming Light una ballad (non nel senso stretto del temine) commovente per l’interpretazione di Vincent e per l’incredibile miscela di serenità e dolcezza creata dal resto della band. Un pezzo toccante, uno dei must della carriera degli Anathema, una di quelle canzoni insomma che creano un prima e un dopo all’interno dell’album. Seguono 2 brani che abbiamo già imparato a conoscere negli ultimi anni; per chi segue la band infatti Everything e Angels Walk Among Us non risultano nuove, sono state infatti rilasciate come demo già sul sito della band ed eseguite in fase live nel corso degli ultimi 2 anni. Everything parte con melodie malinconiche per progredire in una cavalcata di ottimo progressive, con ancora la tastiera di Les a fare da guida. Immenso pure il testo (che non ho trattato nella parte uno, per eccesso di contenuto) dove si condensa il rapporto tra due persone in pura energia. Angels Walk Among Us è una malinconica canzone sulla ricerca di aiuto (inevitabile rapporto con gli altri, ma solo certi “altri”). Trama musicale eccezionale, ci sono attimi che sembra di sentire Angelica...altro pezzo commovente per interpretazione e intensità musicale.
Presence è un intermezzo parlato sul tema della vita e dei suoi supposti opposti; ricorda tempi distanti, un intermezzo (più inquieto) di questo tipo era infatti presente alla fine di Shroud Of Frost (da Silent Enigma) e nel libretto di Judgement (come guida al testo).
A Simple Mistake (altra canzone già rilasciata come anteprima) ci porta al secondo apice emotivo per liriche (vedi prima parte della recensione) e per intensità musicale. Un altra progressione rock guidata dall’onnipresente tastiera di Les e dalla voce narrante di Vincent su cui si intrecciano magistralmente gli altri componenti del gruppo, Denny e la sezione ritmica esplodono nella seconda parte del pezzo con un assalto controllato di elettricità.
Get Off, Get Out è un brano che devo ancora comprendere, una sorta di divagazione rockeggiante, quasi una pausa di non-sense che invita quasi a non prendersi troppo sul serio (che siano dei burloni non c’è dubbio..per chi li conosce).
Universal ci riporta in atmosfere stranite e quasi extraterrene (“Above the clouds We flew to heaven”), caratterizzata da un incedere asettico tipico di alcune composizioni degli Antimatter.
Chiude il disco il classico momento strumentale (Hindsight) a cui i nostri ci hanno spesso abituati (ricordate Transacustic, bonus track di Judgement o la struggente Violence di Natural Disaster?). Da vivere intensamente fino allo spegnimento del cd, quando quella sensazione di silenzio dopo il party lascia quel sottile velo di malinconia Leopardiana.
Quello che vi lasciano gli Anathema dopo questo disco (e alla luce di quanto ho provato a raccontarvi nella prima parte) non sta a me deciderlo, mai un gruppo è soggettivo quanto loro, ma come vi dicevo molte righe fa, loro non sono per tutti. E quello che lasciano a me, nel mio piccolo, ha valore universale.

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