La stella che non c'è
Ita 2006
Film di Gianni Amelio dove il protagonista, Castellitto, gira la Cina alla ricerca di una fabbrica per consegnare un ingranaggio modificato da lui.
Bel film che fila molto bene, ma non è sicuramente un film che possa piacere a tutti: infatti bisogna che piaccia lo stile di narrazione di Amelio che, per lo spettatore abituato ai film da blockbuster, può risultare lento e soporifero. Nonostante non sia un brutto film non è di certo il suo lavoro più riuscito, nè credo verrà ricordato nella bella filmografia del regista. Il film mostra un paese, la Cina, sconosciuto al protagonista come alla maggior parte degli spettatori; il regista ci mostra questo paese solo di sfuggita, di passaggio, con gli occhi straniti di Castellitto. Il film regala molti spunti di riflessione, come la bella scena dove il protagonista gioca e dialoga grazie a gesti e sguardi con il figlio della traduttrice (il bambino sarà l'unica persona con cui interagirà e s'intenderà, oltre ovviamente la madre). Il regista ci fa vedere molti bambini che, come negli anni del cinema neorealista, devono cavarsela da soli, non hanno un'infanzia serena oppure non hanno una situazione stabile come siamo abituati a vedere e pensare nella nostra cultura occidentale. Amelio vuol farci vedere chi "ruba" il lavoro a noi italiani, e farci riflettere che le loro fabbriche sono molto organizzate e il personale è più che competente, tant'è vero che la modifica della centralina effettuata da Vincenzo non viene presa in considerazione. Una critica che si può rivolgere al film è che non si spinge in profondità nell'affrontare i molti concetti espressi. Castellitto è come al solito bravo nel rappresentare la solitudine di un uomo e la sua caparbietà nel difenderla. Da segnalare la bellezza e l'apropriatezza dei dialoghi tra i protagonisti, che risultano concisi ma molto intensi e su cui si può riflettere.
Tratto dal romanzo "La dismissione" di Ermanno Rea.