Sziget festival 2007

Scritto da: dave

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Dall’ 8 al 15 agosto si é svolto per il 15° anno lo Sziget festival, ormai consolidato appuntamento estivo di musica e spettacoli che ha luogo nella magnifica cornice dell’ isola di Obuda, nel centro di Budapest nel bel mezzo del Danubio.

Anche quest’ anno inviati di Yastaradio.com ha partecipato all’evento e possono così fornirci un resoconto della manifestazione, da un punto di vista sicuramente soggettivo ma speriamo critico.

 

 

6 agosto


Arriviamo a Budapest la sera del lunedì, e grazie ai ns biglietti speciali possiamo entrare subito ed accamparci. Scegliamo un bel posticino riparato dagli alberi, piantiamo le tende e andiamo a rinfrescarci la mente e la gola con una rigenerante birra ungherese, visto che almeno i bar e i locali della zona centrale dell’ isola sono già pronti e all’ opera. Nel frattempo studiamo il programma e ci rendiamo conto che sarà veramente dura riuscire a seguire tutti i gruppi interessanti qui presenti, ma vabbè, si farà il possibile.... intanto, dopo la 3^ (o 4^?) birra, spossati dal viaggio (in macchina) e dal trasferimento sull’ isola (a piedi) decidiamo di andare a dormire. A domani...

 

 

7 agosto


Ci svegliamo di buon’ ora il martedì e, non essendoci ancora spettacoli allestiti, facciamo un giretto per l’ isola per prenderne confidenza. C’é tutto ciò che serve: stand gastronomici di tutti i generi, bar, discobar, tabacchini, negozi d’ abbigliamento, di accessori, di calzature, un supermarket, la banca, le poste, bagni e docce, tattoo & piercing, piscina e campi da gioco, giostre e punti di intrattenimento. E palchi ovunque, grandi o piccoli ma ovunque.

La giornata scorre tranquilla, poi alle 19, per inaugurare la manifestazione, sul palco principale si esibisce una delle maggiori rock band ungheresi, Lokomotiv GT. La folla presente é consistente e partecipe. Assistiamo da lontano alla performance del gruppo, un onesto rock n roll anni 70 (si formarono nel 71) che però cattura i presenti e infonde entusiasmo a tutto l’ ambiente. Decisamente bravi anche se non proprio originali.

La serata poi scorre via serena, tra un bar e un’altro, nuove conoscenze e musica di ogni tipo proveniente dalla miriade di locali sparsi in ogni dove.

E domani comincia la festa vera.....

 

 

8 agosto

 

Oggi é il primo giorno ufficiale del festival. Spulciando il programma però non troviamo niente che attiri la ns attenzione nella fascia pomeridiana, così dedichiamo il ns tempo al vagabondaggio prima ed al riposo poi. Abbiamo assistito alle performance di artisti locali dai nomi impronunciabili ed irripetibili su palchi minori e, tra qualche disgrazia e qualche banalità, abbiamo ascoltato anche qualcosa di carino seppur acerbo, soprattutto tra i giovani.

Poi alle 19 difronte all’ Afro-latin stage siamo testimoni di una bellissima rappresentazione di Capoera e subito dopo di bossa-nova brasileira, al termine della quale parte un corteo di percussioni tipiche sudamericane che si divicola per le vie dell’ isola rallegrando chiunque incroci, facendo dimenare i corpi e scuotendo gli animi.

 

Verso le 21 ci trasferiamo al main stage dove si deve esibire MANU CHAO.

Il folletto francese si presenta sul palco carico come un barile di dinamite e sin dall’ inizio da vita ad uno spettacolo intriso di ritmo ed energia. Le pause tra una canzone e l’altra sono ridotte ai minimi termini se non eliminate e sia lui sia i componenti del suo gruppo non si esentano nemmeno per un’ istante dal seguire la musica con balli, corse e incitamenti al pubblico entusiasta. A cercare di guastare le feste ci prova l’ impianto, che durante lo show si spegne per ben due volte, ma non vi riesce assolutamente. É infatti bravissimo il cantante a rimanere sul palco in entrambe le occasioni, a coinvolgere la folla battendo le mani ed intonando coretti, fino al ripristino della situazione, e a ripartire repentinamente con pezzi spaccac...ollo. I momenti di maggior coinvolgimento si raggiungono senza dubbio con clandestino, radio bemba e la mitica king of the bongo. Trova spazio anche un piccolo inserto della celebre mondo dificile dell’amico (suo) Tonino Carotone. Grande Manu, cascate di adrenalina, con qualche riflessione e qualche denuncia sociale, per invitarci ad aprire un pò di più gli occhi....



Dopo l’ esaltante spettacolo di Manu Chao, ci trasferiamo al Wan2 stage per assistere alla performance degli UNKLE, gruppo inglese che fonde elettronica e rock. Ci aspettavamo qualcosa di molto sintetico coi ritmi simil House, e invece con ns sorpresa e gioia lo show é decisamente elettrico e rock n roll. I sintetizzatori sono ben in evidenza, ma disegnano trame e melodie che si fondono perfettamente con le ritmiche trascinanti di chitarra e batteria, dando vita ad una simbiosi sonora accattivante, coinvolgente e gaiosamente ballabile. Bella sorpresa.

Ora scusate ma é giunta l’ ora del riposo...

 

 

 

9 agosto

 

Bel giorno il giovedì per gironzolare tra stand, banchetti e palchi. E così sia. Non avendo mete fisse ci divertiamo a scorazzare per le vie dell’ isola alla ricerca di qualcosa o qualcuno che attiri il ns interesse. E qui si trova sempre....

Alle 18 ci soffermiamo presso il palco Blues, dove si sta esibendo una cover band dei Led Zeppelin, tali Lead Zeppelin, che non sono per niente male. I musicisti sono tutti di ottimo livello e anche il cantante é decisamente dotato ed all’ altezza dei terribili acuti del leggendario Plant, col dovuto rispetto. Alle 19 torniamo al palco Afro-latin per assistere alla rappresentazione dei Te Matarae I Orehu, gruppo neozelandese Maori che mette in scena la famosa danza Kapa Haka, quella resa nota dagli All Blacks. Uno spettacolo molto avvincente, divenuto poi divertente grazie al coinvolgimento di parte del pubblico nell’ imitazione dei gesti, spiegati sia nell’ esecuzione che nel loro significato dai componenti del gruppo, molto simpatici e disponibili a dispetto dell’ aspetto decisamente minaccioso, donne comprese.


Alle 19.45 ci appropinquiamo al main stage per vedere The Good, the Bad and the Queen. La performance purtroppo non ci entusiasma un granchè; il gruppo di Damon Albarn propone musica d’ atmosfera e d’ ascolto, che proiettata nel contesto di un festival alquanto chiassoso non riesce ad accendere gli animi della platea. Così ci spostiamo nuovamente al palco Blues dove si sta esibendo la Frank Zappa memorial band. Altra sorpresa positiva: si tratta sì solo di una cover band, ma veramente preparata e competente. Il gruppo snocciola il repertorio certo non facile dell’ estroso artista con indubbie capacità tecniche e siparietti degni dell’ originale, sempre col dovuto rispetto. Proprio durante questo concerto ecco che il tempo di Budapest comincia a regalarci sorprese: nell’arco di pochi minuti dal sole cocente si passa al diluvio. E tutti a cercare un riparo.

 

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Torniamo alle tende per sistemarci e appena il tempo ce lo consente andiamo a prendere posto davanti al palco principale per assistere allo show dei CHEMICAL BROTHERS. Massa in movimento dall’ inizio alla fine dello spettacolo che non ha un attimo di sosta; si snoda infatti come un vero dj set, con le canzoni legate l’ una all’altra in un susseguirsi di sensazioni ed emozioni. Sul palco si alternano filmati psicadelici su un megaschermo da panico e giochi di luci colorate e stroboscopiche che irradiano la platea, creando un’atmosfera lisergica. Nella scaletta trovano posto brani di ogni loro lavoro ma particolarmente omaggiati sono quelli più recenti come Galvanize e Do It Again, oltre all’ inossidabile Hey Boy, Hey Girl. Per scatenarsi.

Al termine di questa esibizione ci siamo persi nei meandri della festa dietro un paio di gonnelline...e cosa ci volete fare.... a domani.

 

 

10 agosto

 

Siamo solo al venerdì e il ns fisico già reclama ristoro! Sarà anche l’ età, forse, ma tra spostamenti frenetici tra un palco e l’ altro, escursioni pioneristiche per l’ isola e fuori, e consistenti maratone alcoliche giornaliere ci sentiamo veramente spossati; così decidiamo che la giornata odierna sarà il meno movimentata possibile. Passiamo praticamente il pomeriggio distesi all’ ombra di alberi magiari riducendo al minimo ogni spostamento (amaca-bar-amaca / a turno). La ns posizione privilegiata ci consente però di seguire ciò che accade sul main stage seppur senza vederlo (ce lo cela un tendone, ahimè). Alle 16.30 salgono sul palco i Gogol Bordello, band americana dal forte impatto visivo. Il gruppo propone uno show energico e movimentato, col tipico stile ibrido che fonde rock, musica da cabaret e popolare. Non poterli osservare dimensiona un po’ lo spettacolo, essendo il loro look molto folkloristico, ma permette così di poterli giudicare più equamente: bravi e coinvolgenti, ma alla lunga un po’ ripetitivi. Dopo di loro si esibisce il dj francese Laurent Garnier. Picchia come un dannato il transalpino, col suo celebre stile che privilegia il battito continuo e costante, e i suoni acidissimi che si sovrappongono sequenzialmente. La platea apprezza e si scuote, ma non eccessivamente: troppe pause tra una canzone e l’ altra spezzano il ritmo a chi vuol ballare (un po’ divo negli atteggiamenti il ragazzo), e il sole alto non contribuisce ad un’ atmosfera adatta a questo tipo di musica. Da rivedere in luogo idoneo (disco).

Alle 19.45 ecco una delle star più attese del festival: PINK. Ed io resisto ben 3 minuti! Non é decisamente il mio genere, ma per onor di cronaca mi son fatto raccontare qualcosa da chi é rimasto: la giovane star si presenta sul palco tirata a malta fina, come si dice da noi (infighettata, per capirsi), e si atteggia come una vera e propria diva. Nel corso del concerto trovano spazio soprattutto i pezzi lenti e quelli scalaclassifiche, alla faccia dell’ immagine alternativa che proponeva agli esordi. Il pubblico ne rimane comunque entusiasta, essendo composto più che altro da ragazzine adulanti e famigliuole allo sbaraglio. Meglio il successo globale che la stima di pochi....

Finalmente verso le 20.30 troviamo la forza di spostarci e ci dirigiamo verso il Wan2 stage dove si stanno per esibire i Sud Sound System. Solita ricetta di reggae-hip hop che non si presta particolarmente ai miei padiglioni auricolari, ma per lo meno creano un’ atmosfera divertente e rilassante. Così seguiamo la performance dall’ esterno del tendone distesi sull’ erba, tra una birra e un pollametto (wow, ovunque vai, il pollametto non tradisce mai!!), osservando un fottio di gente, per la maggior parte italiani del sud, dimenarsi senza tregua al ritmo cadenzato della band pugliese.

Terminata la session degli italiani ci intratteniamo ancora per assistere a quella dei Cassius. I francesi propongono uno stile che miscela un hip hop tendente al jazz con della acid dance: innovativi sicuramente, ma decisamente blandi nell’impatto live. Così dopo pochi brani abbandoniamo definitivamente questo palco per dedicarci ad una sana borrachera....hasta manana!

 

11 agosto

 

Nuovo giorno, nuove emozioni! E oggi é sabato. Per quel che conta qui.

Come al solito giriamo un po’ per l’ isola fino all’ apertura dei concerti principali nel pomeriggio, poi prendiamo posizione sotto il main stage in attesa di grandi performance....

Aprono i Rakes, band britannica di recente formazione. Ed è subito una piacevole sorpresa: un brit pop molto accattivante condito di escursioni chitarristiche tra la psicadelia e l’ irruenza rock. La voce del cantante fa un po’ il verso a quella di Matthew Bellamy ( Muse) ma se ne discosta per l’ originalità delle linee vocali. Il chitarrista assomiglia ad Harry Potter, con enormi occhialoni modello fondo di bottiglia, ma è un piacere vederlo scorazzare per il palco con una grinta non comune. Veramente un ottimo show, e siamo solo all’ inizio. Dopo di loro salgono infatti sullo stage gli ormai conosciuti HIVES.

Ed è subito Rock n roll! Uno spettacolo senza tanti fronzoli ma con tanta tanta energia. Vestiti come dei liceali americani alla festa di fine anno, gli svedesi rapiscono gli animi degli spettatori con un’ esibizione tutta riff e agonismo. Agonismo sì, perchè i 5 scandinavi danno fondo a tutte le loro forze usando il palco come una palestra nella quale correre, saltare, roteare, arrampicarsi, e ovviamente suonare e cantare. I chitarristi sembrano appena usciti da un manicomio (è un complimento) e il cantante si destreggia bene nelle vesti di consumato frontman, incitando e coinvolgendo il pubblico al limite dell’ autocelebrazione. Promossi a pieni voti.

 

 

Al termine del loro turno ci prendiamo una pausa per rifocillarci e reintegrare le energie in vista dello spettacolo serale che vede protagonisti i NINE INCH NAILS.

Il gruppo americano guidato da Trent Reznor (the genius) non delude le attese: davanti ad una folla acclamante la band infuria col suo suono industriale che sin dal primo istante non lascia un attimo di respiro. I componenti sono abbastanza statici, ma la grandiosa scenografia di luci e filmati enfatizza al meglio questa scelta, che infatti ben si adatta alla loro musica rapiscineuroni. Oltre che l’ ultimo lavoro, Year Zero, è particolarmente saccheggiato il mitico the Downward Spiral, a cui spetta quasi tutta la prima parte dello show, con Piggy, Heresy e Closer suonate una in fila all’ altra. Poi tanta energia a getto continuo, con Trent che, a dispetto della misantropia di cui viene tacciato, dialoga cordialmente con l’ audience nei momenti di rifiatamento. Uno spettacolo che ammalia cuori e menti, fino alla chiusura con la fantastica ballata acustica Hurt, suonata al buio, e al bis finale spaccanatiche di Head Like A Hole. Brainshakers!

Pienamente soddisfatti facciamo un giretto per la festa, scoprendo che sul palco Wan2 stanno suonando gli Hooverphonic. Incuriositi ci fermiamo ad ammirare il gruppo belga, o forse è meglio dire l’ avvenente cantante del gruppo, quand’ ecco la sorpresa: il loro pop melodico dal vivo lascia il posto a travolgenti digressioni strumentali che infiammano la platea. Infatti, ogni qual volta la bella cantante termina la sua parte, peraltro canta molto bene ed ha pure una bella voce (c’è chi ha proprio tutto c....), la band si erge a protagonista con finali schitarrati tra il noise e la psicadelia che creano un contrasto singolare ma riuscitissimo con le armonie delicate del cantato. Seducenti.

Totalmente privi di energie, dopo una giornata particolarmente esaltante, ci rifugiamo in un bar con dei nuovi amici, per infliggerci il colpo di grazia a suon di birre e cazzate!

 

12 agosto

 

E il settimo giorno si riposò. Quello della bibbia! E noi pure!!!

La domenica ci svegliamo infatti tardissimo e cazzeggiamo quasi tutto il giorno. Poi verso le 17 stanco persino di non far nulla decido di andarmene a fare un giro. Vado verso il palco Metal per la prima volta da quando siamo entrati. Si stanno esibendo i locali Wall of Sleep. Il gruppo propone un cadenzato metal anni 70 che rimanda la mente in maniera fin troppo marcata ai tempi dei primi Black Sabbath, dei quali devono essere indubbiamente grandi fans. Mi stufo velocemente e così me ne torno verso il centro del festival dove casualmente mi imbatto nel resto della ciurma. Scorazziamo per le vie laterali cinte di banchetti e stands fino alle 20, quando, mossi da curiosità,andiamo ad assistere al concerto di Sinead O’Connor. La cantante irlandese è veramente brava ed ha una voce inconfondibilmente speciale, ma le canzoni che propone, seppur belle, risultano essere un po’ troppo mosce per i ns gusti. E allora, senza troppo pensarci su, ce ne torniamo all’ Hammerworld (metal zone), dove ci accoglie un gruppo magiaro di nome Christian Epidemic. Black metal nordico senza compromessi, non troppo originale ma di sicuro blasfemo. La gente tuttavia è qui in attesa della band a venire, ovvero uno dei gruppi Black più rinomati: i norvegesi SATYRICON. Il combo scandinavo da vita ad un concerto di insana energia, mettendo in mostra una tecnica spaventosa al servizio delle forze oscure, che aleggiano ovunque nell’ aria del capannone stracolmo e infettano le menti dei presenti con inni di malvagia potenza. Devo dire che dal vivo sembrano persino più puliti (musicalmente) che su album, senza però perdere la forza devastatrice della loro musica. Al termine di uno show detonante arriva Mother North, accolta da un boato e principio della distruzione psicofisica totale dei partecipanti. Furiosi.

Contemporaneamente sul main stage si sono esibiti i Faithless, che a detta di alcuni amici hanno prodotto uno spettacolo al fulmicotone. Purtroppo come detto antecedentemente non è possibile seguire tutti. Noi siamo al palco metal, e qui ci fermiamo per seguire i Sear Bliss, un gruppo magiaro che propone anch’ esso Black metal, arricchito pero dalle peculiari sonorità di un trombone. Il mix risulta molto gradevole e il coraggioso esperimento viene premiato dall’ interesse e dal gradimento del pubblico, che rimane numeroso durante l’ esibizione, per poi disperdersi verso le infinite attrattive notturne del festival.

E per concludere degnamente la serata: birre, calcetto e nuovi amici da ogni dove, compresi dei veronesi, finalmente! (un saluto a Fischio, Ivan, Marco e Sebastiano).

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13 agosto

 

Siamo al lunedì, oggi è una settimana che siamo qui!

La stanchezza è palpabile a questo punto del festival, così la prima parte della gionata è dedicata al riposo assoluto; a malapena ci si allontana dall’ amaca per i bisogni fisiologici.

Per immergerci nel marasma della festa attendiamo le 18, allorchè salgono sul main stage i !!! .

Questo gruppo è per me un’ assoluta novità, ma ne rimango subito favorevolmente colpito: la band americana propone uno strano mix tra eccessi rock e ritmo dance ma soprattutto due frontman carismatici, un uomo e una donna, che infuocano il pubblico con le loro performance, sia vocali, sia intrattenitive. Musica che scalda gli animi e fa muovere i corpi.

 

Finito il loro spettacolo ci prendiamo una pausa per nutrirci ed arrivare vigorosi all’appuntamento serale che vede protagonisti i TOOL. Il gruppo si presenta in scena seminascosto da una imponente e colorotissima scenografia di luci laser e proiezioni di immagini semoventi. Pesanti ed ipnotici al tempo stesso, il potente rock proposto dai californiani annienta l’ ascoltatore, rendendolo incapace di seguire null’ altro se non le atmosfere dilatate create dai loro pezzi. La band non interagisce col pubblico, lascia parlare solo le canzoni che si succedono l’ un l’ altra senza tregua, sottolineate ad hoc dai cambi costanti di scenografia. Fantastiche le versioni di Schism e soprattutto dell’ immortale Stinkfist, che colpisce l’ audience come un vero pugno allo stomaco. Che dire; concerto eccezionale!

 

 

Pensavamo davvero che la serata non potesse riservare nient’ altro, e invece ci sbagliavamo di grosso. Ci rechiamo infatti al palco metal e chi ci troviamo? Un pezzo di storia di questo genere, i capostipiti del grind death: NAPALM DEATH. Il gruppo inglese annichilisce letteralmente gli ascoltatori con la sua musica brutale; l’ impatto è paragonabile al passaggio di uno schiacciasassi sulla propria spina dorsale! Le chitarre pompano adrenalina senza soluzione di continuità, e la sezione ritmica scarica raffiche di furore come un martello pneumatico a pieno regime. I latrati che si levano su questa prepotenza sonora sono l’ incandescente cornice che incendia il pubblico presente e lo lascia agonizzante in preda ad un’ estasi di violenza. Devastanti (oltre ogni limite)!

Dopo questo concerto possiamo veramente alzare bandiera bianca e lasciare che la notte ci inghiotta, non prima però di aver festeggiato con qualche sana birra in compagnia di qualche insano amico.

 

14 agosto


Siamo giunti all’ ultimo giorno effettivo del festival.

Per non farci cogliere impreparati dagli eventi, già nel primo pomeriggio cominciamo a preparare i bagagli e sbaracchiamo le cose non essenziali per le ns ultime ore di permanenza. Poi ci spostiamo nella piazza centrale, ingannando il tempo tra un locale ed un altro in attesa dell’ inizio dei concerti.

Già da ieri siamo a conoscenza del forfait di Chris Cornell, che a quanto pare è malato....

Proprio per questo motivo, sul main stage, la manifestazione subisce lo slittamento di mezz’ ora; nessun problema, noi aspettiamo. Ed a premiare la ns pazienza, alle 17, ci pensano gli statunitensi EAGLES OF DEATH METAL

Rock n roll senza orpelli ma di tanta sostanza! I componenti del gruppo sembrano appena scappati da un ranch e conquistano subito il pubblico con la loro aria genuina e loro energia. Terminato il brano d’ apertura, il cantante dedica l’ intero concerto, con tanto di dichiarazione d’ amore, a Juliette Lewis!!! E immediatamente parte Kiss the Devil... lo show è adrenalinico e tirato, la band alterna i pezzi tratti dai due album finora pubblicati, e per onor di cronaca devo dire che le canzoni del primo, dal vivo, rendono maggiormente rispetto alle ultime, ma magari è solo una mia impressione. Ciò non toglie che la band fornisce uno spettacolo godibile ed elettrizzante, a lunghi tratti divertente grazie agli ironici atteggiamenti del frontman, che sbeffeggia il divismo che ostentano ormai troppi musicisti. Particolarmente coinvolgenti le versioni di Only Want You e Stuck in the Middle With You. Enjoyable rock!

Finito il loro spettacolo mi avvicino il più possibile ai piedi del palco, arrivando praticamente indisturbato fino alla prima fila, per poter vedere da vicino l’ entrata del gruppo successivo: JULIETTE and the Licks. Sullo stage prendono posto dapprima i musicisti, chitarra, basso e batteria, poi entra lei, Juliette: a gattoni, con pantaloni attillati di pelle nera vita bassissima sotto i quali risalta un perizoma rosso diavolo, minigiacchetta bianca sopra un minitop nero, e quell’aria sbarazzina con lo sguardo sospeso tra furbizia e ingenuità. Un concentrato di desidero.

 

La musica proposta non è certo il massimo: rock senza troppe pretese adeguato alla sua voce, suadente ma non esattamente estesa. Ma Juliette ruba la scena con sapienza, da brava attrice strega il pubblico ammaliandolo e provocandolo, senza mai rendersi volgare. Il concerto risulta così molto piacevole. E lei dal vivo un bel ricordo.

Al tramonto di questo show decidiamo che, musicalmente parlando, lo Sziget per noi è terminato.

Passiamo il resto della serata a fare shopping per l’ isola, per esaurire i fiorini che ci rimangono, e poi ce ne andiamo a riposare: domani ci aspetta un lungo viaggio che ci riporterà alle consuetudini della ns realtà.



Breve commento finale


Lo Sziget festival è veramente una bella esperienza: qui sopra c’è la ns avventura , ma le possibilità che offre questa manifestazione sono veramente tante. Si possono ascoltare moltissimi gruppi di ogni genere e levatura, assistere a spettacoli d’ arte e cultura, partecipare ad attività di ogni tipo, conoscere persone provenienti da tutto il mondo e respirare un’ aria di gioviale convivenza pacifica. Consigliato a tutti. Non è proprio una passeggiata, ma ne vale la pena!




 

the POLE bros.