Mathì – (in)quiescenza
Autore: Gianni Sapia
Controrecords, 2013
Gianni Sapia ci racconta qualcosa su (in)quiescenza, dei Mathì.
Napoli è una delle cose più belle che mi siano capitate nella vita. Ho vissuto quasi un anno a Napoli, avevo diciotto anni, e per me è stato un po’ come superare le colonne d’Ercole. Ragazzino della provincia ligure mi ritrovavo all’improvviso a vivere la dionisiaca realtà napoletana. Il puledro scaturito dalla mia fantasia poteva finalmente lasciar esplodere la potenza dei suoi muscoli e cavalcare al galoppo le immense praterie dell’irrazionale, che quella città mi offriva. Ho conosciuto odori e sensazioni che mai più ho provato negli anni. Napoli mi ubriacò coi suoi sapori forti, col suo epidermico fatalismo. Napoli mi stordì col suo gridare, perché a Napoli, se non gridi, dai l’idea che potresti essere malato. Ma nel contempo mi stupì, coi suoi silenzi, fatti di fumettistiche espressioni facciali e sguardi ammiccanti. Infine m’innamorò, con le sue contraddizioni. Miseria e nobiltà. In questo contesto contraddittorio si inseriscono a buon merito i Mathì, che della napoletanità rendono la parte più raffinata e delicata, diretta discendente di Partenope, la sirena più bella del golfo. Ve li presento: Francesco De Simone (voce e chitarre), Antonio Marano (piano elettrico, glockenspiel, synth), Gennaro Raggio (chitarra elettrica), Raffaele Manzi (basso) e Gennaro Coppola (batteria, percussioni). Contraddittorio dicevo. Sì, perché il loro album (in)quiescenza sembra più il frutto di un bosco fatato di qualche leggenda del nord che il piatto piccante di una cucina del sud. Ma anche questa è Napoli. L’atmosfera che si respira in tutto l’album è fatta di odori metafisici, gusto surreale, visioni immaginifiche. L’uomo dei Mathì torna a vivere quel sogno da cui l’imperante materialismo dell’attualità ci ha allontanato. La musica sapientemente minimalista accompagna e si fa accompagnare da una poetica barocca resa armoniosamente dall’amalgamante voce di De Simone. Più che poesia in musica è musica in poesia, è musicoesia. L’accento è posto sulla dimenticata metafisica, che viene rinvigorita per essere contrapposta ad un mondo soggiogato da realtà e materialismo. Il titolo stesso dà quell’idea di ancestrale intimismo dell’essere umano fatto di inquietudine e attesa.
I Mathì sono:
Francesco De Simone: voce | cori | chitarra elettrica | chitarra acustica
Antonio Marano: piano elettrico | glockenspiel | synth
Gennaro Raggio: chitarra elettrica
Raffaele Manzi: basso
Gennaro Coppola: batteria | percussioni