Dioniso Folk Band - I testardi fiori della speranza (Aiutatichediot'aiuta Records, 2009)
Possiedo questo disco grazie al buon Ricky che, conoscendo la mia velata passione per il (combat) folk, ha pensato bene in occasione della mia recente visita a casa sua, di "sbolognarmi" il disco della Dioniso Folk Band. Devo dire che nome più appropriato non poteva esserci, vista la sintesi perfetta che la sigla scelta rappresenta. a parte il fatto che esistono già (a Verona, per giunta) i Dioniso, onesta band pop rock e che ormai anche la casalinga di Voghera riconoscerebbe per strada uno dei Bastard Sons of Dioniso, se escludiamo l'omaggio al famoso dio greco, in comune con queste band resta ben poco.
Le canzoni di questo ensemble infatti parlano di ideali profondi, di libertà, di un mondo sognato, magari utopistico, ma senz'altro migliore di quello in cui stiamo vivendo... Le paroli scorrono veloci, sono tante, a descrivere immagini o uomini che non lasciano indifferenti, lontani anni luce dagli stereotipi della Tv, mezzo di informazione che aspramente i Nostri criticano.
I pezzi più riusciti sono sicuramente la classica "Irish Song" iniziale, "La Ballata dei Buoni Propositi", davvero ricca di spunti di rilievo, la frenetica "A taranta", l'intimista "Il mondo alla fine del mondo" ma non mancano riferimenti colti come le citazioni di De Andrè o Dylan, o testi tratti da diversi scrittori, tra cui Calvino in "Campo di mine" o Pirandello in "Il treno ha fischiato". Il gruppo cita anche Gandhi e adatta una canzone della tradizione bretone di Marzouk Mejri...
Insomma, c'è molta carne al fuoco in questo sorprendente disco, anche se ci sono dei difetti da limare, che magari verranno eliminati con l'esperienza. Se la dimensione live sembrerebbe sicuramente quella più congeniale, in studio si può ancora lavorare sul suono, senza levigarlo troppo, perchè altrimenti che gruppo folk sarebbe?
La voce del factotum del progetto, Massimo De Vita, è molto immediata e arriva all'ascoltatore, più che altro per l'onestà intellettuale e per la convinzione con cui declama i testi ma appare ancora acerba, specie nei pezzi più lenti e introspettivi.
Appaiono evidenti i richiami ai primissimi Modena City Ramblers, gruppo che adoro, in cui però le voci degli interpreti erano sicuramente superiori. In ogni caso Cisco appare ringraziato nei credits, a testimonianza del filo diretto che lega le due band.
Una raccolta di canzoni con i fiocchi, un disco passionale, profondo, magari immaturo o un po' ingenuo, ma certamente da ammirare per il coraggio e la determinazione messi in mostra.
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