Blur - The magic whip (2015)
Label: Parlophone
Issued: 2015
Introdotto da una sydbarrettiana Lonesome street, l'album traccia una rotta tortuosa ma oculatamente equidistante dalle ingombranti entità gravitazionali di riferimento: il garage-wave boomtown-coxoniano (I broadcast, il singolo Go out) e l'everydayrobottismo sforzo-cantautoriale albarniano (la sonnolenta New world towers, la atmosferica e vagamente space-duraniana My terracotta heart, la notturna Pyongyang). Ancora trasversali e sempre compunte le traiettorie intersecate, come già dall'omonimo Blur in avanti: una ballad psicoregghettonza (Ice cream man), una Ong ong fancazzisticamente collocabile tra i Beatles in gelateria e una sedatissima I wanna be sedated, o il Major Tom ancora alla ricerca di un contatto interiore della sorprendente Thought I was a spaceman. Pubblicato a sedici anni dall'ultimo lavoro targato Albarn/Coxon e registrato in soli quattro giorni, questo apparently-instant-album sapientemente prodotto dal buon vecchio Stephen Street non riesce però ad affrancarsi da quel senso di nostalgia canaglia alla quale, nel bene o nel male, i sigg. Albarn e Coxon erano categoricamente sfuggiti fino a oggi. Pardon, fino a ieri.
Sì però avrei fretta: My terracotta heart / Pyongyang