Paul McCartney - Egypt station (2018)
Issued: 2018
Label: Capitol records
Dalla antinomica giustapposizione dei due (invero stancolini) singoli I don't know e Come on to me, questo, piccata happy-marcetta giallosottomarina pseudodivertita e scarsodivertente con tanto di clap-clap e innesti big-band più facilmente assimilabile alla recente discografia di Ringo Masticafiga Starr che a Hey Jude, cui ambirebbe a somigliare (da quelle parti anche People want piece e i senili bollori da badante discinta in giardino di Fuh you, tragressiva almeno quanto una tazza di té sorseggiata senza alzare il mignolo), e quello, pseudoriflessiva e blandoriflettente ballad yesterday-eggiante affaticata tanto nella voce quanto nell'arpeggio pianistico che la introduce (da quelle parti anche la invero sorprendente Hand in hand, aromaticamente keltika in punta di violino), scaturisce il propellente sonoro che sospinge inaspettatamente l'album ai margini conosciuti della senescente e regressivamente inibita creatività maccartiana. Nel mezzo, il mood vagamente Seger-iano di Who cares, le atmosfere natalizie da renna di plastica reminescenti di Once upon a long ago, il gerontofunk rocky-third-eggiante di Cesar rock e, sì, pure la elettrobossa saltellante nu-80's, vale a dire tardi 2000's, di Back in Brazil. E poi il gran finale a colpi di bonustrack.
Sì però avrei fretta: Despite repeated warnings / Hand in hand / Who cares