Franco Battiato - Gommalacca (1998)
Issued: 1998
Label: Polygram
Fu forse il finto-millennarismo pseudo-cyberpunk, più verosimilmente il ritornello killer, o ancora l'ineffabile acconciatura samurai ostentata da F-B nel videoclip a rendere Shock in my town prima virale e poi miliare nella storiografia musicale italiana fine90. Ma Shock in my town è in realtà una astuta miscelazione tra i marosi sonori di Atlantide e le evocazioni postatomiche di Clamori, però inferiore a entrambe. Nel resto del disco, poco aggiungono le ubiquitose impiantazioni elettroniche (l'intro amniotica della genericamente agiografica Casta diva riporta anche tematicamente agli esordi di Fetus, i tappeti elettronici quasi jungle di Shakleton si fanno via via sempre più minacciosi e mortalmente costrittori a simulare una inespugnabile tenaglia ghiacciata elettrificata) alternate a improvvisi ed esiziali sfoghi nu-noise (da qualche parte in Auto da fè, ne Il mantello e la spiga, e, in Quello che fu, in un modo che non potrà non ricordarvi certe cose coeve post-CSI). Liriche pretenziose e generalmente sfocate, specialmente quelle delle canzoni più note (Quello che fu e Vite parallele sono senz'altro tra i testi più meritevoli di approfondimento). Prossimi all'insopportabile i raucedinosi monologhi di Sgalambro (Shakleton). La copertina dell'album è talmente iconica che qualcuno di vostra conoscenza ha scoperto soltanto in occasione delle ricerche effettuate per questo articolo che la gommalacca non è il materiale con il quale universalmente si producono le borse dell'acqua calda.
Sì però avrei fretta: Il mantello e la spiga / Shock in my town / E' stato molto bello