Årabrot - Who do you love (2018)

Postato in Let It Bleed

Scritto da: Alberto Calorosi

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arabrot Whodo you loveLabel: Pelagic records

Issued: 2018

 

 

 

 

 

 

Nelle liriche darchettone e sofferenti si concretizza una personale e autoreferenziale rilettura del mito di Moldoror (sarebbe il protagonista di un polpettone ottocentesco francese al cui confronto Ugo Foscolo è Gino Bramieri e Wolfgang Goethe un turista americano in braghette corte a righe e macchina fotografica a tracolla). Amore-ribellione-morte, una sorta di sturm-und-drang contemporaneo tematicamente affine agli argomenti dei Swans fase White light/Love of life. Altre (più o meno) fantasiose similitudini Arabrot/Swans in ordine sparso. Uno: il noise termonucleare evocato in Look daggers, sebbene più asciutto e perentorio, si colloca prossimo  alla fase Greed/Holy money. Due: il chitarrismo solenne e aurale di Uniform of a killer ricorda il modo in cui Soundtracks for the blind ricorda Dark side of the moon e, più precisamente, Time di T-D-S-O-T-M. Tre: il western postatomico Sinnerman suggerisce certi sussulti nick-cavernosi degli Angels of light (oltre a Nick Cave medesimo nel modo epico e tagliente di affrontare le liriche). Quattro: l'espressionismo sfattanz-oriented nella timbrica di Karin Park, qualcosa a metà tra una Stevie Nicks dei Fleetwood mac che spiaccica gli scarafaggi col tallone del piede nudo e una Madame Jarboe dei Swans che si masturba in una sauna. Cinque: la copertina, smaccatamente e volonterosamente White light/Love of life. Alla furenza wave liofilizzata delle prime tracce (Maldoror's love), indomitamente punk (i vocalismi John-Lydon-iani e l'hey-ho! rallentato di Warning) si contrappone, nella seconda parte del disco, più interessante, una amplificazione apocalittica del suono che diventa quasi extra-sensoriale (Look daggers, il chitarrismo concrezionale di A sacrifice, ma soprattutto la conclusiva Uniform of a killer).

 

Sì però avrei fretta: Sinnerman / Uniform of a killer