Franco Battiato - Pollution (1972)
Label: Bla bla
Issued: 1972
Se da un lato l'ampliamento (a tratti forzoso) degli orizzonti musicali e delle tematiche affrrontate (l'album si presenta come una sorta di concept in sette atti sull'inquinamento da onde magnetiche) anela a certi contemporanei (retro)avanguardismi (come altrimenti interpretare la introduttiva Il silenzio del rumore, capace di assemblare un sussiegoso recitativo, un valzer straussiano e una coda proto-psych alla, uh, One of these days?), dall'altro l'album si colloca, sia esteticamente che programmaticamente, in luoghi più prossimi al progressive-rock più canonico (e, in quegli stessi anni, oltranzista). La suddivisione in due macro-suite, una per lato, poi ripresa e consolidata qualche anno più tardi, si sforza (non sempre con successo) di superare la eccessiva granulosità del precedente Fetus. E così agli echi floydiani di Areknames (aromaticamente middle-east) e (soprattutto) Beta (per la quale sarebbe più opportuno parlare di echoes floydiani) del lato A si contrappone, sul retro, un'insolita attitudine pastoral-kraut (se non riuscite a immaginarvela allora ascoltate l'evoluzione di Pollution, il cui ritornello recita nientemeno che un caso particolare del teorema di Bernoulli e che vira verso una evitabilissima coda synth frigno-borbogliante supponentemente intitolata Ti sei mai chiesto quale funzione hai?). In fasi successive della carriera F-B recupererà più volte il tema di Areknames (per esempio su Giubbe rosse, disciolta in Sequenze e frequenze).
Sì però avrei fretta: Beta / Pollution