Living colour - Collideøscope (2003)

Postato in Let It Bleed

Scritto da: Alberto Calorosi

Questo utente ha pubblicato 1301 articoli.

Living Colour CollideoscopeLabel: Mayan records

Issued: 2003

 

 

 

 

 

 

Quell'esatta apertura incazz/grattugiosa (Song without sin), seppure un pelino eccessivamente compressa per via dei nu-metallosissimi anni zerozero collocati tra questo album e il (di dieci anni) precedente Stain, al contempo stigmatizza ed enfatizza quella caledoscopica collisione di intenti musicali evocata nella crasi del titolo. Funge da naturale contrappeso, in questo senso, la rocchettosa reincisione di Sacred ground (ma dov'è finita la furenza garage della versione di Pride, di otto anni prima?). Prevalgono - ed è la novità - sintetici spasmi elettrofunk. Nei rumorismi da sterquilinio underground niuiorchese di A ? of when, o nella necrobeatlesiana In your name (vs. Come together), o ancora nei pozzangherosi Nine inch Weezer con le pinne della godibilissima Operation mind control, ma anche in Great expectation (fatta eccezione per il chitarrismo di Reid, una sorta di Faithnomorata-periodo-kingforaday), e in buona parte dell'ipotetico lato B dell'album. La poco convinta cover di Tomorrow never knows, appare meno beatlesiana di In your name, sorprendentemente, e persino meno beatlesiana dell'originale, invero meno sorprendentemente, tenuto conto della scarsissima beatlesianità della canzone in questione. La criticata Back in black (ricordiamolo: un appassionato tributo scritto da Brian Johnson per il compianto - e ai tempi ancora tiepido - Bon Scott) rivela, sì, un insolitamente incerto Corey Glover (per contrappasso sentitevi la funambolica Flying) ma rappresenta al contempo un eccellente momento di ricontestualizzazione, esemplificativo dell'album e forse dell'intera, ormai quindicennale, carriera post-reunion.

 

Sì però avrei fretta: Flying / Nightmare city / Great expectations