Björk - Utopia (2017)

Postato in Let It Bleed

Scritto da: Alberto Calorosi

Questo utente ha pubblicato 1301 articoli.

bjork utopiaLabel: One little indian

Issued: 2017

 

 

 

 

 

 

Nell'album più pampsichista e retrattile dell'intera discografia, Björk colloca fin da subito profusione di arpa, elfi, flauti, umidità. Vedrete quel pulviscolo luminescente arancione che filtra tra le chiome degli alberi nel libri per l'infanzia. Ascoltando la fremente Arisen my senses in apertura proverete poi quella fastidiosa sensazione, sempre più comune nella discografia recente, come di ascoltare quattro canzoni sovrapposte (Sentite anche Loss, Claimstaker, oppure Blissing me, lentissima e iperflautosa, OK, sì, flatulenta, però l'avete detto voi). Per alcuni minuti cercherete invano di chiudere finestre di youtube inesistenti, poi partirà Blissing me, costruita su una björkosissima linea vocale che vi ricorderà quei personaggi con la testa di coniglio che parlano all'incontrario nei film di David Lynch. Flautini e versi di animali distesi su un tappeto di quella elettronica borborigmatica e luminescente che trovavate un po' dappertutto nei cd allegati alle riviste new-age degli anni novanta (The gate, Paradisia). Altrove, una specie di boreale drum n' bass ultraelettronico (Courtship, Body memory). Non meglio del resto appare la voce della Fanciulla, come di consueto quasi sempre in evidenza, sempre più caricaturale, sofferente, contusa, nei modi per esempio di una vocalist da night accidentalmente cascata dal pianoforte (Features creatures).

 

Sì però avrei fretta: Body memory