Dan Auerbach - Waiting on a song (2017)
Label: Easy eye song
Issued: 2017
Più che lo sbandierato omaggio alla adottiva Nashville, dove D-A vivachia da sette anni al pari dell'intero nu-establishment musicale americano e di conseguenza mondiale, l'album sembra più una specie di caricatura lomografica di quel sunglass-folk californiano annisessanta visto attraverso quegli occhialetti a raggi X per vedere le donne nude annisettanta che avete sempre sognato di acquistare da bambini. Stiamo parlando praticamente dell'intero album, da Waiting on a song a Show me, insolitamente monotòno e in questo senso, ammettiamolo, scarsamente auerbach/iano. Costituiscono (blanda) eccezione un paio di auerbaccanali disco-funky in Key musicale assolutamente Black (Undertow; Malibu man sarebbe una mocking song dedicata all'amico Rick Rubin - esiste forse qualcuno al mondo che non è amico di Richettone Dollarone?) e Shine on me, un misurato e astuto omaggio a certo roots disimpegnato anni80 (cfr. il Tom Petty dei Travelling Wilburys) con tanto di ospitata celebre (un praticamente impercettibile Mark Knopfler), non a caso scelto come singolo trainante del dischetto. In un'intervista D-A racconta che la sua giornata tipo consiste nel preparare la colazione per la figlioletta e poi chiudersi in studio fino a sera. Non sorprende che il disco parlotti con discutibile ispirazione di quanto sia bello starsene lì ad aspettare che arrivi l'ispirazione (Waiting on a song) e di quanto scarsamente accessibile appaia il mondo esterno (King of a one horse town, ma anche Never in my wildest dreams), specialmente guardandolo dalla finestra dello studio di registrazione. Ma il rock ahimé è dove è sempre stato, vale a dire là fuori, caro D-A. In bocca al lupo.
Sì però avrei fretta: Shine on me / Malibu man