Árstíðir - Hvel (2015)
Label: Beste! Unterhaltung
Issued: 2015
L'introduttiva Himinhvel, una specie di requiem celtico come lo suonerebbero dei Solstafir che affondano al largo delle Fær Øer maledicendo Odino (ma a differenza del conterraneo Aðalbjörn Tryggvason, questo Daníel Auðunsson è capace di cantare), e Things you said, un rassicurante folk cameristico turbato da repentine pennellate emozionali, qualcosa, se possibile, a metà tra i Mostly autumn più primaverili e i Fleet foxes meno anticoncezionali. Nella sfolgorante tensione emotiva generata dalla giustapposizione delle due tracce introduttive dell'album è individuabile l'intero weltanschauung musicale di questo album e più in generale degli Árstíðir medesimi. Armatevi di fazzoletti. Da una parte i C-S-N-Y intirizziti di Someone who cares e i Kings of convenience dal radiologo di Moonlight, forse anche gli Inti tecnoillimani (ommadonna) di Vetur að vori. Dall'altra le tonalità bistrate e intimamente atmosferiche dello strumentale Ró, ma anche Shine, Unfold e di quella straordinaria bossa nordica intitolata Friðþægingin, qualcosa che St(ronz)ing donerebbe uno dei suoi una-volta-tantricissimi testicoli pur di saper (nuovamente) scrivere.
Sì però avrei fretta: Friðþægingin / Things you said / Unfold