Swans - The burning world (1989)

Postato in Let It Bleed

Scritto da: Alberto Calorosi

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Swans The burning worldLabel: UNI records

Issued: 1989

 

 

 

 

 

 

Una manciata di esangui lamento-tristerie dark-pop squisitamente anni80 ("Well, I awoke this morning in the blackest night / and a million stars were aching in the sullen sky", The river that runs with love won't run dry, epperdincibacco) intrise di un generico pessimismo licantropico (God damn the sun), rattristanti violini (Let it come down, per esempio, ma in verità ovunque nell'album) e svenevoli orchestrazioni (God damn the sun), collocabili tra i Fields of the Nephilim con l'insonnia (Jane Mary, cry one tear), i Jesus & Mary chains con la camicia fuori dai pantaloni (Saved) e un Nick Cave che assiste alla replica televisiva della finale di Telemike (tutto il resto del disco). Ascoltate questo (ormai introvabile) album stimolati dalla curiosità di sentire Michael Gira, stiamo parlando di "quel" Michael Gira, tristoallegramente lalleggiare canzonette pop-dark alla Bob Geldof pre-irish-era con tanto di vocione new-romantico alla Colin Vearncombe (giusto per dirne uno davvero sfigato, sia pace all'animaccia sua). Quello stesso M-G che successivamente si vergognerà di questo disco più o meno quanto Lenny Kravitz della foto con Clemente Mastella, al punto da disconoscerlo e affibbiarne interamente le colpe al produttore Bill Laswell, stimato jazzista e, appunto, produttore. La verità, però, sta altrove. Per esempio nella ahimè prodromica cover di Love will tear us apart, pubblicata pochi mesi addietro e per niente prodotta da Laswell. Tecnicamente, si chiama sindrome post-traumatica da tasche piene.

 

Sì però avrei fretta: See no more / Mona Lisa, mother earth