One day as a lion - One day as a lion (2008)
Label: Anti-
Issued: 2008
Il lungamente atteso e velocemente dimenticato extended play dei One day as a lion mette in scena l'unica e ultima furibonda espressione successiva alla fuoriuscita dai R-A-T-M del lirismo acuminato e formidabilmente incursivo di Zack de la Rocha. L'insensatezza oscena delle guerre sante, tristemente attuali, ovviamente sconfessate dai profeti Cristo e Maometto nella fucilante Wild international diventa ahimè generica invettiva anticlericale (“Your God is a homeless assassin”, come non essere d'accordo?) nella prosaica Last letter. If you fear dying racconta il ruolo necessariamente e fieramente militante dell'autore, quello stesso ruolo che condusse allo sciagurato discioglimento dei Rage against the machine. E poi la brutale violenza di strada (Ocean view) che assurge a espressione di una inevitabile apocalisse moderna (One day as a lion). Se Wild international, in apertura, riporta vagamente alla memoria il R-A-T-M sound che ricordavate, asciugatevi le lacrimucce, il dissonante prosieguo drum n' drone, squisitamente lo-fi, confusamente collocabile tra certo gangsta-noise (If you fear dying) e i Jane's addiction impallinati in un driveby (Last letter), riuscirà, per motivi opposti, a fare esattamente ciò che fece il primo album degli Audioslave: confondervi. Il motto “Meglio un giorno da leoni che una vita da pecora”, erroneamente attribuito a Benito Mussolini e recentemente ritwittato da Adolf Trump fu commentato da Gramsci con queste parole: “la fortuna [di questo motto è] particolarmente grande in chi è proprio e irrimediabilmente pecora”. Chissà se Gramsci è mai stato tra le letture di Zack D-L-R.
Sì però avrei fretta: Wild international