Eloy - The vision, the sword and the pyre, part 1 (2017)
Label: Artist station records
Issued: 2017
Parzialmente giustificato dal fatto che l'avanzare dell'età spesso rimuove certe inibizioni, pervenuto alla settantaduesima primavera Bisteccone Bornemann, generalmente conservativo, rilascia il suo album più spericolato e (forse a tratti involontariamente) divertente. Spiega tutto la perentoria ouverture The age of the hundred years's war, un po' goth-metal con tanto di vocine nella testa, un po' nu-metal, un po' outtake di Angel dust, quello dei Faith no more. Nel prosieguo, The call (featuring una sensuale e chiacchierante Alice Merton as Giovanna d'Arco) è un hard-rock soft-blueseggiante post-Destination alla What do you want from me? (Pink floyd), la ozric-tentacolare The ride by night... towards predestination è una specie di tecno-psych ballad con percussioni, la vocina robottina di Early signs... from a legend of miracle (ma che pistakkio di titoli, nevvero?), perfettamente adatta al contesto, vi sembrerà fuoriuscita direttamente da Metromania, la carmina-burattinosa, sbellicante The sword... the dawning of the unavoidable farebbe impallidire Luca Turilli, se soltanto Luca Turilli avesse una carnagione. Canzoni come Chinon e Les tourelles vi sembreranno ciò che esattamente sono, vale a dire autoindulgenti riempitivi, nell'ordine più e meno medievaleggianti. Quello che conta è che dopo sessantadue minuti (quelli di Ocean 2, l'album più lungo finora, erano cinquantasette) vi sarete inspiegabilmente divertiti, ciò che vi sconsiglio di affermare a voce alta a un concerto, per esempio, dei Blind guardian. Rischiereste di fare la stessa fine della eroina protagonista di questo scalcinatissimo concept.
Sì però avrei fretta: The sword... the dawning of the unavoidable / The age of the hundred years's war