Enzo Jannacci - Jannacci Enzo (1972)

Postato in Let It Bleed

Scritto da: Alberto Calorosi

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jannaccienzoLabel: RCA

Issued: 1972

 

 

 

 

 

 

Stavolta E-J mescola inediti (soltanto due, o forse due e mezzo) e reinterpretazioni. E' la prima volta, ma diventerà consuetudine nel prosieguo. E sapere, ora in italiano e corredata da un diafano coretto tastamaroni appare ancora più funerea e dolente, sebbene la direzione sarà opposta un lustro più tardi nella versione classic-cantautoriale di Secondo te... che gusto c'è. I vivaci arrangiamenti folk-jazz-ma-soprattutto-folk e il cantato centouno-percento-jannacci-proof apportati al nutrito capannello proveniente da La Milano di E-J (El purtava i scarp de tennis, Ti te se no, Prendeva il treno) (ri)crea quelle che a posteriori si fisseranno nella memoria collettiva come versioni originali, complice il recente diluvio di antologie commemorative. Le differenze si fanno marginali per l'altrettanto nutrito crocchio proveniente da Sei minuti all'alba (Faceva il palo, Dona che te durmivet; ma di E savè si è già detto). Il gioioso canto di una prostituta che rincasa (La giostra, riscritta per Milva dieci anni più tardi), il Ragazzo padre ripudiato dal figlio e costretto a caritare, la repentina, casuale, insensata morte per causa del terrorismo (quello di piazza Fontana, raccontato in Una tristezza che si chiamasse Maddalena, scritta da E-J ma pubblicata pochi mesi innanzi dall'amico Nicola Arigliano) sono le tre nuove vividissime immagini della scalena eppure ancora intensissima poetica di E-J.

 

Sì però avrei fretta: Una tristezza che si chiamasse Maddalena / Ragazzo padre