Paul Simon - Stranger to stranger (2016)

Postato in Let It Bleed

Scritto da: Alberto Calorosi

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Paul Simon Stranger to strangerLabel: Concord records

Issued: 2016

 

 

 

 

 

 

Affascinerà nuovamente quel songwriting (in)espressionista. Nel millennarismo urbano di The werewolf (l'ululato del mannaro che apre il brano è eseguito con una specie di banjo sudasiatico con una sola corda che prende il nome di gopichan), così affine eppure opposto agli iperrealismi di The boy in the bubble (la bomba nella carrozzina era collegata alla radio, ricordate?), oppure nell'elegia mid-americana di Cool Papa Bell, il so-called più forte baseballer di sempre della Negro League, o ancora la musica medesima, malvagia ninna nanna per l'insonnia della vita (“Eventually all fall asleep”, Insomniac's lullaby, è il verso che chiude la canzone e il disco). Il decadentismo quasi-Ballardiano di Wristband, dove il lasciapassare appeso al collo della rockstar stigmatizza qualunque rivoluzione proletaria, ora e per sempre. Un album eminentemente percussivo e volonterosamente collocabile dalle parti di Graceland e The rhythm of the saints (The werewolf, il groove calypso-jazz di Wristband, la samba del pronto soccorso In a parade) ma senza tracce di vintage/filia (fatta eccezione per la confortevolmente graceland/esca Cool Papa bell), cfr. il rhythm n' blues spettrale di Street angel (feat. campionature da vecchi 78rpm del Golden gate quartet), o l'humus elettrobatteriologico di Stranger to strangers, provvisto di innecessaria trombetta lounge senz'altro presa in prestito da St(ronzett)ing durante il tour del 2014. Ascoltando in cuffia la spiazzante Insomniac's lament individuerete i famigerati passaggi microtonali suonati col chromelodeon (wikipediatevi Harry Partch), presenti forse anche altrove. Forse.

 

Sì però avrei fretta: Insomniac's lament / Proof of love / The werewolf