TRAIL OF TEARS - Free fall into fear
(Napalm Records, 2005)
Che fine ha fatto Catherine Paulsen, ma soprattutto che ci fa Kjetil Nordhus, cantante dei Green Carnation, nei Trail Of Tears? Queste sono le due novità sostanziali della band norvegese che, scaricata la bella e brava cantante per le solite divergenze stilistiche, ha assoldato, per le clean vocals, il vocalist della band di Tchort e soci. La musica dei nostri ha quindi subito una notevole sterzata stilistica, che prende le distanze da quel filone death/gothic che vede in Tristania e Within Temptation i maggiori esecutori, e li proietta verso lidi leggermente più black metal. Rispetto al precedente e ottimo “A new dimension of might” si può notare una leggera diminuzione della melodia, causata anche dall’assenza della bellissima voce di Catherine, e un incremento della cattiveria, sorretta da un feeling maligno spesso presente, ma ben bilanciata ad ogni modo, da breaks tastieristici e inserti melodici. Sono sempre stato un fan della band, li ho seguiti dai tempi del primo “Disclosure in red”, quindi devo essere sincero su una cosa: al primo ascolto di questo lavoro sono rimasto spiazzato e un po’ deluso; tuttavia ai successivi passaggi, ho potuto apprezzare il nuovo taglio dei 7 ragazzi norvegesi, ora anche coadiuvati dalle ottime vocals di Kjetil, entrato, a quanto pare, in pianta stabile nelle file della band. “Free fall into fear” è un album che si avvicina, se mi passate il paragone, al tanto contestato (secondo me ingiustamente) “Spiritual black dimension” dei Dimmu Borgir, però qui la voce di Ronny Thorsen è più gutturale rispetto a quella del suo collega Shagrath, la base ritmica è potente, veloce e melodica. Ascoltandolo e riascoltandolo mi è venuto in mente il bellissimo e sottovalutato “The shepherd and the hounds of hell” degli ottimi Obtained Enslavement, ma anche qualcosina degli Arcturus. Sì insomma, a me quest’album piace perché riesce a coniugare violenza sonora e melodia. In ultimo vorrei segnalarvi i brani che più mi hanno colpito, “Carrier of the scars of life” e “Frail expectations”. Il voto non è alto solo per un paio di pezzi non all’altezza.
Voto: 75