ALCHEMIST - Tripsis
(Relapse Records, 2007)
voto: 85
# PER CHI ASCOLTA: Avantgarde Death, Ewigkeit, Voivod, Neurosis, Cult of Luna
Li aspettavo sì, da tempo, perchè probabilmente io sono stato il loro primo fan nel lontano 1992, quando uscì il folle “Jar of Kingdom”. Sono passati tre lustri e gli australiani Alchemist sono ancora qui, con la loro musica extreme avantgarde fatta di elementi rock, psichedelici inseriti in un contesto death metal, a deliziare le mie insaziabili orecchie. “Tripsis”, sesto lavoro per l’act australe, esce per la sempre attenta Relapse Records, e ci consegna nove ottimi brani, che faranno di certo gioire i fan di sempre della band di Camberra e riusciranno a fare nuovi proseliti tra la vasta schiera di metallari. L’album si apre alla grande con “Wrapped in Guilt”, song che inizia con una certa vena space rock, simile alle ultime produzioni degli Ewigkeit, per poi viaggiare su un mid tempos in pieno Alchemist style, con la voce mai completamente growl di Adam Agius, a dominare la scena. Dal secondo brano in poi, si capisce che la band è in forma smagliante, sfoderando una prova strumentistica dei singoli, davvero notevole (ispiratissima la batteria); il quartetto crea melodie stranianti su un tappeto ritmico quasi tribale (questa sarà alla fine, la costante dell’album). La nuova release degli aussy boys, riprende là dove aveva lasciato nel 2003 con “Austral Alien”: melodie aliene, capaci di miscelare nelle proprie note death, psichedelia, gothic, industrial, elettronica con suoni mistico-tribali propri della tradizione aborigena. “Nothing in no Time” ci spalanca la porta ad un nuovo mondo, grazie alla meravigliosa timbrica del basso di John Bray, in grado di creare atmosfere suggestive, lugubri e oscure; le chitarre schizoidi delle due asce poi, fanno poi il resto, originando, con il loro groove seventies, emozionanti turbinii mentali, girandole di colori e chiaro scuri tenebrosi. Il disco degli Alchemist prosegue in questo modo, spiazzando continuamente l’ascoltatore con trovate geniali: psicotici riffs graffianti, elementi progressive, ubriacanti samples e lampi di creatività, ci consegnano una band all’apice dell’evoluzione stilistica, che con questo nuovo album ha voluto mostrare il proprio lato più speed/thrash orientato, mantenendo comunque, quella brillante vivacità che da sempre ha contraddistinto il loro sound. Gli Alchemist continuano a percorrere imperterriti la loro personale strada; spero solo che un pubblico più vasto e open mind possa capire e apprezzare la loro arte che gli è valsa l’appellativo di “surfthrash band”. Ho atteso diverso tempo per ascoltare il nuovo capitolo della saga aliena, ma n’è valsa la pena. Ultima nota: il disco sarà rilasciato inizialmente in una limited edition con un bonus cd, il predecessore “Austral Alien”. Geniali, come sempre...
# MOMENTO D'ESTASI: i giochi di luce creati dai passaggi chitarristici dei 2 axemen.
# PELO NELL'UOVO: è arrivato il momento che la voce di Adam evolva verso le clean vocals
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